Descrizione
foto 1: mappa bando scudelle anno 1590
Per quanto riguarda invece la vita sociale del paese, le prime notizie risalgono ai secoli XIV e XIV e sono pervenute attraverso un fascicolo processuale inerente il conflitto che nel corso del Quattrocento coinvolse il villaggio di Cinto e l'abbazia di Sesto. L'oggetto della contesa era una palude, delimitata dal corso del Reghena e del Caomaggiore, che all'epoca si trovava al confine fra due giurisdizioni: il Capitanato della Meduna (al quale era soggetto il villaggio di Cinto) e l'abbazia di Sesto, che disponeva di propria facoltà giurisdizionale. La vicenda è stata esaurientemente analizzata da Michele Zacchigna . Il procedimento si avvale di 59 testimonianze raccolte dal notaio udinese Giovanni da Lovaria nell'anno 1437. E' una cronaca con qualche fatto inquietante, in cui emerge un modo di amministrare la giustizia un po' efferato e comunque tipico del periodo medioevale, quale la sentenza di mutilazione di una mano e di un braccio contro un presunto incendiario, eseguita all'istante nei pressi del Caomaggiore con conseguente morte per dissanguamento del reo. Alcuni episodi invece rivelano un certo ingegno da parte dei "villici" cintesi nel sostenere la lotta per la propria sopravvivenza, in particolare la decisione di costruire un provvisorio villaggio di capanne nella palude, dove rifugiarsi e poter cosi sfuggire alle razzie dei soldati durante il conflitto armato che oppose il patriarca Pancera con i signori di Prata e Villalta. Sono riportati poi tanti piccoli fatti di bassa conflittualità, con pignoramenti di arnesi lavorativi e bestiame, sicuramente meno crudeli ma non meno drammatici considerata la povertà di chi li subiva. La questione si concluse con l'intervento del Senato veneziano che decretò la requisizione della zona contesa.
Nell'anno 1498 il territorio fu acquistato dal patrizio veneziano Sebastiano Tiepolo con benefici fiscali e alcune prerogative giurisdizionali Il Bando Scudelle diventa a questo punto feudo giurisdizionale della famiglia dei Tiepolo, che avvierà all’inizio del Cinquecento una profonda opera di trasformazione del territorio, predi-sponendolo per le colture agricole tradizionali con arginamento dei corsi d’acqua, costruzione di alcune masserie, di una piccola chiesa e di una casa domenicale. All’inizio del Seicento, la famiglia patrizia veneziana Marcello subentra ai Tiepolo come proprietaria del territorio, che, da allora, rimane legato ai destini di questa nobile casata per quasi tre secoli.
All’inizio del XVIII secolo la residenza domenicale viene ampliata con la costruzione di due barchesse laterali, della cui struttura originale rimane solo una parte in prossimità del cancello, dove è ancora visibile l’emblema dei Marcello. Ma nonostante “il continuo dispendio d’escavatione de fossi, acconciamenti di rotte negli arzeri, et aggiustamento de ponti” il terreno mal si assoggettano alle colture agricole rimanendo per lo più “incolte, et sterili, e di ristrettissima rendita”.
La famiglia patrizia dei Marcello cercò allora di favorire alcune attività artigianali e mercantili. Nello spazioso cortile si ha notizia dell’esercizio di diversi “mestieri”, quali quello del fabbro, del falegname e del ciabattino, inoltre nella barchessa viene istallata un’osteria molto conosciuta e frequentata anche dagli abitanti dei paesi vicini. Ma il fatto più rilevante è l’istituzione di un mercato mensile di bestiame con scadenza ogni seconda domenica del mese. Questo mercato, che si svolgeva nel cortile interno della villa, diventa nel corso del Settecento un appuntamento importante per il commercio del bestiame della zona, aggregando centinaia di persone di vari paesi.
Nel corso del XX secolo pressanti esigenze edilizie e stradali hanno portato all’escavazione di cave di ghiaia, favorendo la formazione di alcuni laghi di notevoli dimensioni. Ovviamente questo ha comportato un’altra modificazione ambientale ma ha anche permesso di salvaguardare l’ambiente da insediamenti deturpanti. Attualmente ci troviamo di fronte ad un territorio di importante valenza naturalistica ricco di flora autoctona e di fauna selvatica. La zona, denominata oggi Laghi di Cinto, è così diventata meta di un peculiare turismo naturalistico.
Michele Zacchigna: La palude di Cinto, una lite giudiziaria del tardo medioevo friulano. Metodi e Ricerche, n. 2, 1982.